Non la paura della morte,
a cui mi sono abituato
per assuefazione e scelta di ragione,
ma l’angoscia del vivere
mi lascia interdetto,
il camminare senza meta,
stanco di una instabilita’
desiderio senza oggetto.
Proseguo negli anni e capisco
ma non mi fermo,
in un automatismo fatto comportamento
ripercorro sempre gli stessi passi,
gli oggetti ormai astratti
scomparsi alla vista.
guardo al mio interno
e non penetro il meccanismo
che mi spinge.
Le mie parole rappresentano
cose che sono altre,
solo i suoni identificativi,
una comprensione fonetica.
I corpi si sfiorano
chiusi anche nella congiunzione
gli sguardi mi illudono
di un concreto reale
che resta fittizio.
Cammino nell’angoscia dell’essere
senza una meta del desiderio,
non conoscenza di me
e del mio moto.
Londra 9 ottobre 2013
Ciro Gallo