“Mia madre mi sta dicendo che ci resta un’unica opzione, accettare la morte. Non importa se ci muoviamo o no, ogni minuto sarà l’ultimo. Ci dicono di lasciare Khan Younis per Rafah e poi colpiscono Rafah. Non abbiamo dove andare. Se moriamo almeno moriamo in casa e non per strada”
Jehan Alfarra
Come fai a resistere
e non cedere al dubbio che
chi commette un tale crimine
sia un criminale?
Come fai a resistere davanti
all’impunibilità, all’improntitudine,
ed impudicizia dei tanti
procurati morti ed
evitare di dire che
niente hanno imparato
dall’azione di quelli che
su di loro si erano accaniti
considerandoli senza umana
natura e chiamandoli animali
come ora essi fanno con
altri incolpevoli?
Come fai a resistere
ed evitare di vedere
che questi sono crudeli
massacri senza umanità?
Non laveranno la colpa
i pentimenti futuri.
Come fai a resistere
e non pensare che se
lo sapevano avrebbero
potuto prevenire la
disumana mortale
provocazione e non lo
hanno fatto per
annichilire un popolo
ed aver terreno libero?
Come fai a resistere e
negare che anche noi siamo
responsabili e conniventi?
Questo lo possiamo dire come
pure con partecipazione desiderare
che bisognerebbe sopportare
la ferita ricevuta ed avere
la forza, almeno per un attimo,
di sopire la sofferenza e non
restare chiusi nell’individuale
dolore e nella tossicità della
vendetta e spargere altro
sangue di inermi senza
più un luogo.
Non prestate il vostro nome
ai loro insani pensieri,
lasciateli soli.
Chi imbraccia le armi
sarà destinato ad annientarsi.
Per questo vi ameremo.
2 dicembre 2023
Ciro Gallo