Cogito

10 Settembre 2023

Chiuso ho l’uscio

dove sono stato in attesa.

Impalpabile riprendo il cammino

di cui non vedo sentieri.

Troppo, fermo son stato.

L’erba ha coperto

Le tracce sfumate della (mia) vita.

Mi aprirò un varco senza meta.

Amputata la mia storia.

Irretito e svuotato

dal mio stesso concepirmi

cercarmi tra le mie parti.

Microscopiche entità

Impossibilitate ad aggregarsi.

Nessuna valenza di scopo.

Nessuna necessità di effetto

inutili si allaontatnano

e scompaiono invisibili

aria tra aria.

Fittizia la mia corporeità.

Invadente, prevaricante

Il mio pensare.

Autoreferenziale.

Autorappresentante.

Finzione.

Potere usurpato ed usurpante

patetico nella megalomania del nulla.

Non servono paralleli.

Noi il nostro referente.

Non altri.

Semplici, mute ,

spesso ingombranti comparse.

Soliloquio di una eco

i nostri discorsi.

Maschera di un io 

voce da un coro 

che si spaccia per nostra,

autentica , appartenente.

Anonimo il nostro sentire

delle nostre sembianze

solo vestito.

Certi solo della carne

neanche del nostro apparire

ci costringiamo alla convinzione

di essere.

Non la cecità né il sonno serve.

Ci incarcera  questa trappola.

irrazionalmente ci nega una libertà

che non esiste

in una prigione dall’infinito spazio.

Privo di tempo,

non definito, inesistente.

Nomi senza espressione, 

rappresentazione di un

nulla sentito,

unico, non identificato.

Potessi solo non sentirmi?

La morte non è una spiegazione!

16 marzo 2004

Ciro Gallo