Io continuo a dire, ad una certa età uno dovrebbe restringere il proprio spazio, fino alla distanza raggiunta dal proprio sputo. Ma chiudersi completamente no.
Così ieri ho fatto. Sono andato fuori, non in giro. L’andare in giro presuppone un moto piacevole di scelta. No, sono andato fuori, L’andar fuori presuppone una necessità . Ed una necessità ne è stata la causa. Camminavo sperduto, sembrava che dovessi penetrare nell’aria densa. Con sforzo, la testa vuota e confusa, l’andatura instabile ed estremamente attenta. Le gente d’intorno sfuocata. Il capo in costante movimento ora a destra ora a sinistra. Per evitare di essere investito. Qualche sensazione di piacevolezza perduta quando passavo per luoghi che avevo frequentato da giovane. Un pensiero pesante, non leggero come allora. Mi stupivo sorpreso di come alcuni posti fossero cambiati in meglio. Però gli stessi cantieri , lo stesso rumore ed il traffico di prima.
Ho fatto la stessa strada a ritroso, finita l’incombenza. Più vigile. Per tornare a casa ho ripreso il treno delle Nord. Come al solito non mi seggo, sto in piedi sulla piattaforma . Guardo in giro la gente. In un vagone due poliziotti stanno controllando i documenti. Prima ad una donna, poi ad una altra. Gente che magari tornava a casa dal lavoro . Nessun aspetto “lombrosiano”. Non era successo niente che necessitasse controlli. Due donne, dall’aspetto “pulito, normali”.
Pronto ad esibire, se richiesto, i miei documenti e preparato a chiedere il motivo dei controlli.
Sono scesi dalla carrozza senza neanche guardarmi. Eppure io avevo una mascherina medica di protezione.
Incuriosito piuttosto perplesso, mi sono avvicinato alle due donne e ho chiesto se sapessero il perché di quei controlli. Nessuna delle due se l’era chiesto. Non erano neanche stupite.
Qualcuno mi ha spiegato che questi controlli sono frequenti. Per spiegazione poi ha aggiunto : “Sa a CityLife li fanno, ci sono questi immigrati”. In treno, non a CityLife! Una delle due donne era italiana, l’altra di origine straniera, una insospettabile mamma di famiglia.
Ho cercato invano di far capire al mio interlocutore maschio che quanto era accaduto non aumentava la sicurezza ed era un atto impositivo di limitazione della libertà . Un atto, quello sì di insicurezza e di “messa in tutela” individuale . “A me devi dirmi chi sei. Non sei libero di non rilevare la tua identità . Non importa se non hai commesso alcun reato”
Parte il treno. Lo speaker annuncia : “ i signori clienti….” Resto basito non sono più un viaggiatore, un utente, sono diventato un cliente. Come quando vado dal fruttivendolo o dal panettiere? Ma le ferrovie nord non appartengono per il 57,57% alla regione lombardia e per il 14, 74 allo Stato italiano e quindi anche a me? Sono ora cliente di me stesso?!
Nessuno stupore questa volta da parte di alcuno. Non solo del mio interlocutore maschio.
Torno definitivamente a casa e mi riprometto di non sputare più!
8 maggio 2025
Ciro Gallo