LA GINESTRA

11 Febbraio 2012

Forse non si è capito, ma non sono un fan del sobrio Presidente del Consiglio. Non che mi sia antipatico o lo reputi stupido. Tutt’altro! Lo reputo persona degnissima e molto capace. Persino simpatico in certe uscite. Ma non lo ho scelto. Nè è stato scelto da alcuno che non sia l’Altro e più anziano presidente. Di più: non sempre condivido il suo pensare, in particolare quando propone competitività e meritocrazia come valori indispensabili per il miglioramento di noi italiani. E’ probabilmente vero che competitività e meritocrazia siano gli ingredienti della miglior ricetta per la crescita economica e fondamento stesso del mercato, ma forse a volte sarebbe bene fermarsi un momento a pensare in termini diversi da quelli a cui si è abituati da sempre. Mi spiego: mi sono ormai convinto, seppure a malincuore, del fatto che il Governo in carica abbia in qualche modo turato le falle che rischiavano in breve di fare affondare la nave e di questo possiamo ringraziare il suo Presidente. Ma non sono altrettanto convinto che il naufragio sia del tutto scongiurato e non soltanto rimandato.

Vorrei però che si potesse ogni tanto dimenticare l’ottica, cosi’pragmaticamente anglosassone, di valutare tutto e tutti in termini di beneficio economico o di “crescita”, apparente panacea di ogni problema. La crescita, ovviamente, non può essere eterna e quando saremo arrivati al limite, ammesso che ciò non sia già avvenuto da tempo, bisognerà trovare un’altra via d’uscita, un’altro tipo di “crescita”. Temo però che il cambiamento non potrà essere guidato da chi ha condiviso o addirittura teorizzato il sistema attuale. Sarebbe come chiedere un piano di guerra a Gandhi. Chiedo scusa. L’esatto contrario. Ma l’importante è intendersi. In altri termini, se la competizione è tutto ciò che sanno proporci…mi dispiace, preferisco altri condottieri:

“…l’umana compagnia,
tutti tra sè confederati estima gli uomini,
e tutti abbraccia con vero amor, porgendo
valida e pronta ed aspettando aita
negli alterni perigli e nelle angosce
della guerra comune…”

Sono pochi versi di Leopardi, che parlano di solidarietà, proponendola quale unica possibilità del genere umano nella lotta contro la natura maligna. Non che altri e forse più importanti di lui non abbiano proposto gli stessi ideali, natura matrigna esclusa. Sono però un ateo osservante (come dice un amico più arguto di me) ed il socialismo sembrerebbe essere stato sconfitto dalla “Storia”. Ed allora mi resta la ginestra… a me e spero anche a qualcun altro. Sono comunque sorpreso, a pensarci bene, che siano proprio coloro che avevano creato il famoso “I care”, in opposizione al fascista “me ne frego”, ad aver forgiato un sistema cosi’ competitivo. D’altra parte sono gli stessi che non possono tollerare la mancanza di democrazia dove c’è invece petrolio. Ma qualcuno che sedeva sulla stessa poltrona del Nostro Condottiero non diceva forse che a pensare male si fa peccato, ma….?

Sans Atout