Per anni eravamo stati fianco a fianco, a passeggiare nella stessa piazza, a vedere gli stessi luoghi, la marina , le barche , le donne dei pescatori sulla spiaggia ad aspettare i loro uomini, senza mai incontrarci. Enzo era più vecchio di me di 15 anni. Egli santagatese , io solamente nato a Sant’Agata, uno di San Fratello che frequentava l’istituto dei salesiani. Un sanfratellano de “La ferita dell’aprile”.
L’ho incontrato per caso agli inizi del 1970, una sera, ad un ristorante greco sui navigli, a Milano. Era con un amico, io in mezzo ad altri studenti. Strimpellavo malamente , su una chitarra, una canzone siciliana. Mi si è avvicinato, spinto da tutto ciò che richiamasse la sua terra. Abbiamo scoperto di essere paesani.
Per anni non ci siamo più visti. Fin quando l’emigrazione intellettuale verso una Milano di riferimento aveva portato sù i suoi nipoti.Eravamo stati vicini in paese,ora ci legavano le lotte studentesche. Attraverso loro ho ripreso, ormai giovane medico, contatto con Enzo. Una sera , in via Volta, siamo stati a casa sua. Ricordo la sala piena di libri ed il mio imbarazzo.
Lungo fino alla sua morte è stato il nostro comunicare. Sono stato il suo medico, condividendone ansie ed apprensioni. Da ultimo, quando la mia presenza voleva dire finzione , mi limitavo a guardarlo in silenzio o a dire qualche frase dispersiva. Mi premeva ora Caterina, nella sua solitudine, sola a gestire un malato terminale.
Enzo è morto mentre io sono a Londra per qualche giorno. Ho temuto che ciò accadesse. Mi sento in colpa a non essere presente. Forse è meglio cosi’. Non avrei sopportato , nel mio dolore, tutti gli osanna che già sono partiti. Anche da parte di chi lo ha silenziato perchè difficile, perchè il suo parlare era scomodo e non funzionale. Di chi ha guardato con sufficienza la sua indignazione, la sua denuncia dell’immoralità, non solo siciliana, il suo lamentarsi di una letteratura ormai da supermercato.
Grandi elogi ora alla sua cultura , alla sua grandezza.
Meglio apprezzato all’estero, anche per il suo impegno civile (“New Yorker” 11 Aprile 2011),da noi ad Enzo non è mai stata proposta una cattedra universitaria. Giustamente, perchè Enzo apparteneva ad una altra civiltà
Ciro Gallo
scritto il 22 Gennaio 2012