Archivi: Febbraio 2025

Lezione di arabo

28 Febbraio 2025

Aveva un cordoncino legato appena sopra l’ombelico. Dovevo spostarlo tutte le volte che gli palpavo l’addome. Non so cosa significasse. Reticente, mai aveva voluto darmi una spiegazione esauriente.  Aveva forse paura di essere frainteso. Dopo le prime volte ho smesso di chiederlo.

Il calore era insopportabile, umida la notte di Piano Cottone, gli ulivi mossi solo da una impercettibile brezza. La finestra aperta. Mi ero appena addormentato.

Di soprassalto. Afferro il telefonino e rispondo. Impaurito. Sempre quando squilla di notte lo sono. Così era stato per mio padre.

It’s me, Alex.

Alex?!

Aveva litigato per l’ennesimo volta con la moglie.

At four o ‘clock in the morning?!

Mi chiamava spesso quando aveva problemi. Ero diventato non il suo medico ma il suo riferimento in un paese  che la”bontà” occidentale gli voleva per forza far vestire.

Alex era del Ghana. Africano di Accra, che amava il villaggio dove era nato. Viveva intensamente la sua cultura che gli altri, quelli che vogliono “salvarli” non capiscono. Colonialisti per umanità.

Federica l’aveva portato in Italia. Lo aveva sposato, innamorata di quella immagine  che le storie della parrocchia sui bambini africani le avevano fatto interiorizzare. Amare per salvare.

Inquieto, triste, improvvisamente Alex cadeva. Più volte. Per questo era finito in ospedale. Niente ero riuscito a trovare  come causa di quelle apoplessie. Niente spiegava le sue perdite di coscienza, neanche, all’inizio non notata, l’eterozigosi  per la emoglobina S.  Mai aveva avuto crisi dolorose, né ischemie cerebrali.

Parlava Alex con me, gli serviva parlare ed a me sentirlo per capire. Non voleva stare in Italia. Per un periodo  di separazione era andato in Germania. Costruiva strumenti musicali. Poi era tornato non per riconoscenza ma per non provocare dispiacere. Sensibile al dolore dell’altra. Non aveva pensato al suo star male.

Sempre  pensiamo di essere noi i sensibili verso chi vive in paesi a bassa economia. Nel nostro immaginario li consideriamo vittime, enti metafisici perfetti, quindi sterilizzati, privi di sentimenti, anche di quelli negativi.

Scomparso è Alex. Ho cercato di rintracciarlo per curiosità professionale e soprattutto di uomo. Invano. È rimasto solo il cordoncino, il fisico magro ed il suo volto sperduto ed interrogante. Sarà senz’altro tornato al suo villaggio, dove quell’intreccio di corda significa qualcosa ed egli parla un linguaggio interiore che gli altri capiscono.

Tanto Federica lo aveva amato, sfidando il razzismo di questo paese. Ma l’Alex di Federica  non era del Ghana, apparteneva alla di lei nazione mentale, quella universale, piena di immacolati personaggi immaginari, oggetti della nostra benevolenza. Questo avvertiva Alex, l’essere amato non in quanto uomo di un paese e cultura diversi, ma come un impegno morale. Una specie di buona azione da spendere poi al mercato della coscienza o dell’aldilà.

Giulia, ora in pensione, si da molto da fare. Da una mano come medico al Naga, collabora con l’Opera san Francesco, è impegnata nel sociale. Studia anche l’arabo.

Come me Giulia è mediterranea e si sente legata ai popoli del sud-est di quel mare. E come me ama i Palestinesi.

La ho invitata alla presentazione di un libro contro la guerra. Quella di Israele contro la Palestina. Ho pensato che le potesse essere utile per capire. Mi ha risposto che non poteva, a quell’ora aveva lezione di arabo che non poteva perdere.

Perplesso mi sono chiesto:”ma i palestinesi non parlano arabo? Non hanno tra l’altro origine araba? Ma quale l’utilità di imparare la lingua di un popolo trascurando di partecipare alla discussione  sul dramma di quello stesso popolo?

Sinceramente Giulia ama i palestinesi. Allo stesso modo  Federica amava Alex.

Parlo di Giulia e di Federica, avrei potuto parlare di quel meraviglioso personaggio che è stato Rino, che si era portato dietro una ragazza senegalese liberandola con il prezzo di una lavatrice.

28 febbraio 2025.

Ciro Gallo

A noi atei non resta che Dio

27 Febbraio 2025

Cancellate ed afone

sono le parole

perché nessuno le vorrà udire.

Non servono più gli

idiomi del pensiero 

né proiezioni verso

una universalità condivisa.

Dammi  forbici

per mozzarmi la lingua,

ed eroina da strada

per offuscare la mente.

A brandelli strappami, 

con cesoie arrugginite,

la coscienza ,

perché è triste 

vivere  l’immoralità

dei giorni.

A noi atei 

non resta che dio!

3-marzo 1999.

Ciro Gallo

Solitudine

25 Febbraio 2025

Mentre tu dormi

Io smanio 

Il tuo respiro

1-7-2006

Ciro Gallo

Cancellata non è

24 Febbraio 2025

Molto io ho pianto

di tristezza,

e prosciugate le lacrime

cancellata non è

la mia infelicità,

né sonno potrà

consolarmi.

3-8 1995

Ciro Gallo

Ampia risata

21 Febbraio 2025

Ehi Beppe,

tu sei morto

mai  io ti rendo

immortale con

questi miei versi

ero più giovane

mi dici?!

sì, sì ma non

hai mai saputo

scrivere poesie.

Beh, ridiamoci sopra

come a lungo abbiamo fatto

fammi sentire ancora

la tua ampia risata.

21 febbraio 2025

Ciro Gallo

Made in Italy

Pepe,

hai ancora quelle scarpe,

sono convinto di sì

niente tu mai hai buttato,

che hai comprato un

congresso  di tanti anni fa?

Mezza Londra hai girato

con quelle che avevi sù

una col tacco a penzoloni

da Hyde Park a Piccadilly

Circus fino a Victoria

là le hai trovate

quelle che volevi

contento ed orgoglioso

delle tue scarpe londinesi

sei ritornato in hotel

poi abbiamo aperto

la scatola ed abbiamo

scoperto che le tue

ricercate scarpe

inglesi erano

Made in Italy!

Dici che non ti ricordi

e che i morti non han

memoria neanche di

queste minime cose?

21 febbraio 2025

Ciro Gallo

Più non senti

Tu ormai più

non senti

e non c’è un lassù

da dove tu possa

vedere,

lasci

il dolore

agli altri

che si costringono ora

e si costringeranno in esso

alla vita

e girano in questa imminenza

a cercar permessi

per trovare un luogo

dove poi venire

a parlare con te

ed illudersi di un

dire in due

continueranno a girare

in questi giorni fino

a quando tutti saranno

andati via e tutto

sarà finito e stanchi

si sentiranno allora

morti anche loro

della tua morte.

 

A Silvana di Pepé

21 febbraio 2025

Ciro Gallo

Tregua

16 Febbraio 2025

Oggi

non è la pace

solo una tregua

non ugual contentezza

hanno davanti ad essa

i nostri occhi

diversa dai vostri

la nostra perché

si dà respiro e

si arrestano i massacri

la vostra perché

non siete almeno

per un pò costretti

a stornare gli occhi

e a dare facili giustificazioni

e liberarvi di un alibi

che sentivate comunque

pesante.

Del desiderio di altro

definitivo noi vestiamo

la nostra contentezza.

31 gennaio 2025

Ciro Gallo

L’Odio

9 Febbraio 2025

L’odio.

una smorfia di estasi amorosa

gli deforma il viso.

Oh, quegli altri sentimenti

malaticci e fiacchi…(Wistawa Szymborska)

 

Non è un ineluttabile

destino, un invincibile

leviatano l’Odio.

Sarebbe solo questa

la natura dell’uomo?

 

Noi cerchiamo di essere contro

da qualunque parte esso venga

cerchiamo di essere contro

l’Odio

che offusca la vista

ed obnubila la mente

vestendo il torto da

ragione o dando più

forza ad essa per

farsela alleata

noi cerchiamo di essere contro

anche se soccombiamo

contro quando da esso

sfiorati pur quando

più facile sarebbe accettarlo

e la sua rinuncia un

grande spossante dilemma

noi cerchiamo di essere

contro la sua facilità

contro il piacere che

dà la sua seduzione

ad occhi chiusi ci conduce

apriamoli per vedere

dove oggi ci ha portato

e dove da sempre ci porta

non ci oscuri le macerie

e l’aberrazione della sua

alleanza con la vendetta

non è inevitabile l’ODIO .

31 gennaio 2025

Ciro Gallo

Storie

7 Febbraio 2025

Ora io sto sempre in casa, non esco mai. No, no non mi sono chiuso gli orizzonti, no, espando il mio. Mi guardo dentro. Non faccio più la spia. Non meravigliatevi e chi mi conosce non salti sulla sedia. Non quel tipo di spia che intendete. Non faccio parte di niente. Sono stato una spia in proprio. Spiavo la gente che incontravo. Avevo dei posti preferiti. Le fermate, per esempio, quando in macchina aspettavo mia moglie  e soprattutto il metrò. Mi sedevo in un angolo e spiavo. Non mi limitavo a guardare le persone, le creavo. Pigliavo un loro particolare, specie del volto, una espressione, un moto di tristezza, di angoscia, disappunto , di allegria o felicità, una parola. Cercavo di penetrare il loro sentire in quel momento o glielo attribuivo e gli creavo una storia, un destino che si sarebbero portate via, anche quando scese alla fermata e scomparse alla mia vista. Inconsapevoli di essere diverse da quelle che erano quando entrate in metrò. Una loro storia in più. Non stupitevi, noi non siamo unici, non siamo una sola storia, ce ne portiamo mille e mille. Tutte quelle che gli altri ci creano e ci attribuiscono. Multipli inconsapevoli.

Avete mai pensato quanto istintivamente ci possano essere simpatiche o antipatiche persone che incontriamo per la prima volta, incroci istantanei, fugaci, dico per strada? Questo per un particolare che ci assomiglia, che riconosciamo come nostro, rendendole parte di una storia, assimilandole per somiglianza fenotipica.  Non infiniti sono i fenotipi della specie umana. Così la persona incontrata, o spiata, si porta una storia comune, anzi che ci accomuna. Una storia che io conosco e lei no. Perché sono io ad averla creata.

Anch’io, anch’io mi porto dietro e son fatto di storie mie, che non conosco.

Ora non esco mai, sto sempre in casa. Seduto al mio tavolo di studio mi sfoglio per trovare la mia storia di partenza, per capire chi sono effettivamente, o forse non sono.

 

N.B. C’è differenza con “Uno, nessuno, centomila”. Là c’è la percezione di esserlo, qua non si sa di essere moltitudine, si crede di essere uno e come tale ci si vive. Illudendosi.

6 febbraio 2025

Ciro Gallo