Archivi: Maggio 2020

Soft utilitarian approach and soft revolution

27 Maggio 2020

Introduzione

Ho avuto ancora forti remore a pubblicare quanto di seguito, anche perché temevo che le mie parole fossero interpretate come un attacco e non come un richiamo alla realtà, un auspicio per una ulteriore presa di coscienza ed un convincimento della forza del nostro “potere” sociale, della responsabilità e della nuova possibilità, che abbiamo acquistato, per il cambiamento della sanità in Lombardia ed in Italia. Un evento che potrebbe influenzare le politiche sanitarie di alcuni altri paesi europei. In questo l’Italia potrebbe essere un vero esempio da seguire. Lo dobbiamo ai colleghi e a tutti gli altri morti, dichiarati o nascosti.

Non ho avuto più dubbi quando una collega mi ha inoltrato un articolo del 21 maggio scorso, scritto sul  The Guardian da un medico britannico, di cui riporto qualche frase.

” The health service is not a charity and is not staffed by heroes”.

I don’t work in the front line, because there isn’t not one”

“I’m not in the army and we are not engaged in military combat

I carry on going to work. It is my job

I really don’t need clapping…. it is a sentimental distraction from the issues  facing us

Testo.

Ho esitato a lungo a pubblicare lo scritto in versi  che segue, in queste pagine. Mi sarei sentito  un ingrato. Ma siccome anch’io, avendo fatto lo stesso mestiere, porto la stessa responsabilità, ho superato il senso di colpa.

Non è  che perché uno paga di persona, si comporta “eroicamente”, atto dovuto, questo lo assolve da ciò che non ha fatto. Parlo non di  un singolo medico ma di noi medici come categoria. Abbiamo pure noi, anche se in maniera diversificata, una certa parte di responsabilità.  Potevamo noi far sentire lo nostra voce  prima di ciò che  è accaduto? Potevamo noi opporci  allo smantellamento della sanità pubblica, e alla mancanza di ogni prevenzione, di ogni preparazione ad eventi del genere?

Se non noi, chi?

Ancora noto colleghi  che propugnano, come risolutive, terapie, in un momento in cui nessuna terapia esiste e molte non superano il vaglio di uno scrutinio serio. Di contro l’operato dei medici in servizio è stato rilevante ed ha evitato  un numero di morti superiore a quello che si sarebbe avuto, senza la loro abnegazione e sacrificio.  Di questo  tutti siamo grati e riconoscenti, soprattutto noi medici non più in servizio.

Ho letto e anche ascoltato con attenzione l’intervista che il dr. Vergano, chair della sezione etica della Siaarti, ha rilasciato al NEJM. Non voglio entrare nel merito, visto le difficoltà ed il poco tempo che si è avuto per stilare  le linee guida su quale paziente attaccare ai respiratori. Ci sorprende però constatare che non ci fosse pronto un piano di base, per poter cercare di prevedere cosa sarebbe potuto accadere ed intervenire tempestivamente. Già, per assunto, una società, così importante nella sanità ospedaliera, dovrebbe aver avuto uno schema di intervento. E se non fosse stato il caso, come poi è apparso evidente, l’avrebbe dovuto stilare per tempo, dato che  a Wuhan erano già 2 mesi che avevano affrontato lo stesso problema.

È vero, la fretta, la pressione del  tempo, la piena hanno influenzato la scelta. Era, però, proprio a queste che bisognava essere preparati.  Tali condizioni infatti don’t allow correct methodolocical approach”, correndo il rischio che le scelte vengano fatte dando più spazio al “gut istinct“, al pre-giudizio che a decisioni razionali ed eticamente inoppugnabili, evitando ragioni altre, diverse dalla salvaguardia di tutti i malati.

Sarebbe utile sapere inoltre da chi fosse  composta la task force regionale che ha spinto per definire le linee-guida, se ad essa siano state sottoposte,  e chi poi abbia deciso la loro applicabilità in Lombardia e in che modo. Se sia vero, come si afferma nell’articolo della dressa Rosembaum che ci sia stata poca trasparenza e soprattutto che si sia tenuto all’oscuro l’opinione pubblica.

Non discutiamo del valore etico  della scelta  da “soft utilitarian approach“, definizione del dr. Vergano, sarebbe troppo difficile spiegare in breve il dissenso. C’è comunque una vasta altrettanto qualificata letteratura che mette in evidenza molte contraddizioni in simili linee-guida e nella loro applicazione.

Quello che si chiede, ai colleghi che hanno dato le utili ed importanti  informazioni al NEJM, nonostante l’imposizione del silenzio, e a tutti noi medici, è di uscire dall’anonimato . Al dr. Vergano di impugnare il coraggio, che ha avuto durante la crisi, e di mettersi a capo di una “soft revolution dei camici bianchi” per  impedire che si viva in un regno di morti. Ora!

In questo momento, per i sacrifici pagati, per il senso civico dimostrato e per il bene che ha fatto alla nazione, la classe medica ha tutto il potere per far cambiare indirizzo. Questo sarebbe “eroismo”.

Penso a tutti i medici : gli ospedalieri,  i territoriali, i medici periferici e quelli non più in servizio, non ai “maggiorenti”, in un modo  o nell’altro collaterali al “Potere”e per questo intercambiabili.  Abbiamo oggi , per il ritrovato prestigio e la rinnovata fiducia, la forza, riconosciuta dalla popolazione, per cambiare la sanità.

Non perdiamo questa occasione.

Brevi note bibliografiche.

Fair Allocation of Scarce Medical Resources in the Time of Covid-19

May 21, 2020
N Engl J Med 2020; 382:2049-2055

Facing Covid-19 in Italy — Ethics, Logistics, and Therapeutics on the Epidemic’s Front Line

  • Lisa Rosenbaum, M.D.                                                                                                                                                                               March 18, 2020                                                                                                                                                                                                       N Engl J Med 2020; 382:1873-1875

Interview with Dr. Marco Vergano on caring for critically ill patients with Covid-19 and resource allocation in the ICU.

Supplement to the N Engl J Med 2020; 382:1873-1875

Covid-19 Crisis Triage — Optimizing Health Outcomes and Disability Rights

This article was published on May 19, 2020, at NEJM.org.

Respecting Disability Rights — Toward Improved Crisis Standards of Care

This article was published on May 19, 2020, at NEJM.org.

I’m an NHS doctor / and I’ve had enough of 

people clapping for me

THE GUARDIAN may 21st 2020

Ciro Gallopage1image8936

Eroi e generali felloni

Potevamo vedere

ed abbiamo voluto

non vedere.

Dovevamo sapere

ed abbiamo deciso di

non sapere.

Ora siamo rimasti

anche noi vitime

di “fuoco amico“.

Cosa avremmo dovuto fare?

abbandonare il nostro posto,

fuggire rendendo palesi

i nostri piccoli e

grandi opportunismi,

i nostri silenzi,

i ricatti accettati,

la nostra connivente apatia,

il nostro disimpegno

solo in parte giustificati

dalla stanchezza?

Certo, alcuni di noi

hanno avuto un burnout.

Tutte le lotte sono impari.

Forse che noi, come

lo siamo stati,

siamo semplici esecutori

di linee guida,

applicatori di algoritmi,

redattori di DRG,

e che il nostro compito

non sia invece di

rendere sicura la vita?

Hanno chiuso

ora riaprono

e poi chiuderanno ancora

in un balletto che nega

ogni nostra decisione.

Lasceranno dietro

altre scie di morti.

Allora a noi

è dovuto l’atto morale:

è l’uomo che conta

la sua dignità.

Da noi provenga

la rivoluzione dell’umano

che sovverta la rapacità

che ingoia e sacrifica.

Non cediamo alla

ipocrita lusinga

di chi ci chiama eroi,

finalmente gridando

che non eroi esistono

ma generali felloni

al servizio di altri.

12 Maggio 2020

Ciro Gallo

Foglie.

26 Maggio 2020

Ora io penso al destino

delle foglie degli arbusti

lungo i binari,

scosse dalle folate di vento

dai risucchi provocate,

e le pareggio alle nostre vite

piegate con violenza

e lacerate da eventi non nostri,

in attesa di una quiete

tra una calamità non naturale

ed un’ altra,

cosi’ come le foglie

tra un treno e l’altro.

In treno : pollina  5 Agosto 2012

Ciro Gallo

PCI. Piccola prosa di passata speranza

22 Maggio 2020

Guardandolo gli dissi:

“Ma noi, come diceva Concetto Marchesi, non dovremmo essere il partito della felicità?”

Egli, con aria paternalistica da funzionario inquadrato, sollevò gli occhi con un mezzo sorriso, non so  se di compiacimento  o di commiserazione per l’ingenuo giovane.

Sono sceso via per le scale di quel palazzo vescovile che stava in via Volturno.

Ora ripenso, e mi accontenterei di quel partito, di un vero partito, anche se non è stato quello della felicità.

Almeno in esso c’erano uomini con una serietà da preti ed una cultura, se non trascendente, almeno prammatica e positiva!

Ciro Gallo

Ostaggi

21 Maggio 2020

Credevamo di essere liberi

ed invece siamo ostaggi,

non del covid 19,

esso è solo un’arma.

Credevamo di essere liberi

ed invece siamo ostaggi

non perché siamo stati

in quarantena.

Credevamo di essere liberi

ed invece siamo ostaggi

di falsi dubbi e reiterate bugie

Credevamo che tutto sarebbe cambiato

ed invece restiamo ostaggi

di uno strapotere,

di una ulteriore riduzione

della democrazia.

Non siamo  mai stati

sulla stessa barca,

agli Indifferenti sono state riservate

le più attrezzate terapie intensive

se mai in esse ci sono stati,

si sono riavuti presto

se mai han perso conoscenza

o sono stati obnubilati

come lo siamo ancora noi,

han rialzato la testa,

se mai la han tenuta bassa,

solo un pò nascosta.

Credevamo di diventare

più liberi

e invece ci riscopriamo

più ostaggi

19 Maggio 2020

Ciro Gallo

Eccellenza

19 Maggio 2020

Sarebbe bastato

tenere chiuso,

rinforzare le mura.

Oggi rincorri

chi le ha senza volerlo

oltrepassate.

Come in un domino

altre han ceduto

e a migliaia uomini

han cercato aiuto.

Adesso ti accorgi

che le strutture non erano

né pronte né bastanti,

in altro avevi

impegnato le tue risorse,

la tua intelligenza artificiale

usata per l’appariscente,

per remunerative sofisticazioni:

” l’eccellenza

non per la prevenzione.

Come facciamo a gioire

per la personalized medicine

davanti a questo naufragio?

Apri , apri pure

senza averle neanche

riparate le mura,

soltanto qualche sasso

che regge una

malferma staccionata,

completa l’opera.

16 Maggio 2020

Ciro Gallo

Il rischio calcolato. Bet and win

18 Maggio 2020

Quando tu giochi, scommetti, tenti una avventura  ti affidi alla sorte. Puoi vincere o perdere, puoi avere successo  o andare incontro ad un totale insuccesso.

C’è chi si rimette completamente al caso, alla fortuna, chi fa rituali  e chi usa il calcolo combinatorio. Non sempre si vince, altrimenti maghi, indovini e matematici vincerebbero sempre. Allora vorremmo capire che cosa sia il rischio calcolato. Pensiamo che sia una situazione in cui chi scommette valuta la quantità di rischio che deve pagare, cioè la possibilità di quanto danno possa subire:  una percentuale di R che vada da m diverso da zero ad  M-1.

Ma questo va bene  quando ci si occupi di corsa dei cavalli,  di  merci , di oggetti o di imprese, non quando si tratti di uomini.

Quale è quindi il rischio calcolato di Conte ? Di cosa si tratta? Come lo ha quantificato? Pensa che il suo calcolo porti ad un rischio pari a zero? Possibilità molto remota. Siccome  non credo parli di denari, di beni ma di possibili morti, il suo rischio non è un calcolo razionale ma una implicita ammissione di altre esistenze troncate.

Quello di Conte, dei governatori  non è un rischio calcolato ma solo un calcolo cinico!

Si sarebbe potuto aspettare ad aprire, si sarebbe potuto, questo sì, razionalizzare le aperture a scaglioni ed a tempi progressivi e soprattutto si è avuto tutto il tempo della quarantena per preparare in modo calcolato il ritorno ad una vita, che per forza di cose  sarà diversa: organizzando in primo luogo la sicurezza nei posti di  lavoro e poi nelle altre attività, utili ma non essenziali.

Ma chi ha calcolato il rischio che correremo? Chi ha deciso? Non certamente la politica, ormai soltanto mera portavoce.

Ciro Gallo

Lascia a me la scelta

5 Maggio 2020

Lascia a me la scelta.

Pensi davvero che io debba

credere alla favola

che il destino del mondo,

di questo mondo,

resti solo nelle mani

di uno più giovane di me

solo per la sua età

e rinunciare alla mia vita

perché egli produca,

ma per cosa e per chi?

e che tu possa decidere

che io non valga la pena

e possa morire

togliendo a me ogni decisione?

Lascia a me la scelta.

Fammi, mia sponte,

abbandonare il desiderio.

Forse che la sua giovinezza

è  di per sé

un ideale più forte

di quello che tuttora

anima la mia vita

e che ambisce

alle sorti di tutti?

Se così fosse

io potrei lasciare

perché le mie forze

son quasi spente

e le sue vigorose.

Ma tu, che

la crudeltà del momento

ha investito del potere

di vita e di morte,

ma che, superato il disagio,

diventi tutt’uno

con la sua onnipotenza,

ti chiedi, nell’atto di questo

tuo personale giudizio,

quanto possa valere

un giorno, un pensiero

di un vecchio

nei confronti di chi lo ha ceduto

al mercato del disimpegno?

Pensaci, ti accorgeresti

quanto valga per gli altri

un suo discorso

una sua frase

una sua parola.

Allora in umiltà

sarebbe meno paralizzante

la tua decisione.

29 aprile 2020

PS . Questa poesia è dedicata a Salvatore Veca, raffinato intellettuale,  e a quelli come lui, utili  alla nostra, ancora continua, crescita  di persone mature. Gli ultimi versi, che lo citavano espressamente, sono stati modificati, rendendoli più generali e meno specifici, anche se così sembra che ci sia un appello alla bontà del potere(perché ci risparmi) e non un affermazione della  dignità  e utilità nostra di anziani.

Ciro Gallo