Una domenica verso mezzogiorno, Jean e’ uscito a scrollare le briciole dalla tovaglia. Viviamo al piano terra e, quando non l’ho visto tornare, mi sono affacciata a vedere se fosse successo qualcosa. ‘C’e’ un signore Italiano che chiede dei soldi per un panino’ mi ha detto rientrando. Abbiamo trovato delle sterline spicce, siamo usciti fuori e io (chissa come mai ho pensato dovessi essere io) gliele ho porte.
‘Italiana?’ mi ha chiesto ‘Si’, ‘Di dove?’, ‘Milano’, ‘Ah, io del sud’. Un signore sulla quarantina d’anni, capelli brizzolati, occhi chiari macchiati da uno pterigio, un grosso zaino in spalla. Un’euforia un po’ maniacale, come di chi e’ solo.
‘Come ti chiami?’, ‘Anna’, ‘Piacere, Salvatore’.
‘Sto andando all’internet café’ – dice Salvatore – ‘c’e’ un mio amico che mi lascia stare un’oretta gratis. Sono venuto a cercare lavoro. Ma non c’e niente; e’ dura, non c’e’ proprio niente. Sono disposto a fare tutto, ho il CV’ – fa cenno con la testa verso lo zaino – ‘sono registrato qui, tutto in regola. Ma e’ dura. Ieri sono andato ad un ristorante Italiano, per un posto da insalatiere giu’ in cucina. Una ragazza li’ ha detto che cercavano un insalatiere. Sono andato ho dato il CV il padrone mi dice “by this evening I call you for sure, 24 hours and I call you for sure’ era ieri e non ha chiamato nessuno. Come si fa? E’ dura, non c’e’ lavoro. Ho anche un amico carabiniere qui che mi dice “Salvatore vuoi tornare in Italia? Il biglietto te lo pago io” Mi chiede se voglio tornare in Italia, ma io gli dico “dove torno? Where?” capisci “where”? vuol dire “dove”. Dove torno in Italia? L’Italia e’ finita!’
Salvatore ha ripreso il cammino verso il bar. Noi siamo rientrati, in silenzio, chiudendo la porta dietro di noi, sulla strada Londinese.
L’Italia? L’Italia e’ finita.
Cocca di Mamma