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Quello che ho cercato di dire :
Non è uno scritto con spunti socio-filosofici più o meno legati o slegati. Pretende di essere un piccolo raccontino. Un percorso. La delusione di una speranza ideale ( o ideologica).
La diversità è un costrutto sociale, così come la differenza.
Parità è guardare l’essere. L’altro in una unione separata. Un modo della stessa sostanza .
Da sempre lo considera un infante che ha bisogno d’aiuto. Di ciò l’uomo ne trae profitto costringendola a non uscire da quella funzione e convincendola della naturalità di quel ruolo.
Come questo semplice strumento sia poi diventato potente è stato il vero atto del serpente. ( da altrapolis.com)
Ancora si chiedeva dove avesse sbagliato.
Sempre si era domandato se avesse commesso degli errori. Questa volta però non era riuscito a darsi una risposta. Era rimasto confuso.
Era stato dopo la laurea, in quei momenti di sbandamento, quando sei alla ricerca di un lavoro, di una tua dimensione. Un periodo di precarietà ed insicurezza. Ricordava fosse la primavera del ’78, un Giugno assolato ma tiepido. All’Umanitaria, una assemblea sulla condizione femminile.
Mai, nonostante la cultura dominante, aveva concepito o sentito superiorità di maschio. Faceva parte del suo essere. La parità gli era naturale, istintiva, non doveva razionalizzare la scelta.
Succede in un mondo di “potere” che chi non lo esercita e non si integra resti insicuro del proprio ruolo e della propria funzione. A volte prigioniero del dubbio dell’errore e della perdita di un privilegio, ma al contempo fuori da una categoria storica sedimentata. Questo aveva voluto dire in quel consesso. Credeva un primo passo. Lo aveva fatto con parole sussurrate quasi tremanti, come mai gli era capitato quando parlava in pubblico. Non si era aspettato una tale reazione. Quasi deriso dall’intervento di una ragazza, come se in lui avesse visto impersonificato tutto il vissuto patriarcale delle donne. Si era sentito inerme, offeso della sua identificazione con la pre-potenza maschile. Assimilato al patriarcato senza appello.
Lo stesso gli accadeva tante volte con la compagna che, con un atteggiamento rivendicativo, lo rappresentava come l’immagine concreta del maschilismo, imputandogli responsabilità di danni che egli mai aveva procurato. Era in quei momenti che si rammaricava dell’incomprensione. Pensava che sarebbe stato più facile agire da “uomo“, ma la contraddizione interiore era troppo forte e tornava ad essere quel che era. Preferiva il dubbio ad una supposta superiorità.
Figure femminili aveva avuto davanti nella sua infanzia che, nonostante la cultura del tempo, avevano dimostrato una intelligenza ed un saper fare superiore a quella degli uomini intorno. Come una sfida ideale, ricordando quelle donne, era andato un giorno in comune a chiedere che la moglie fosse iscritta all’anagrafe come capo famiglia. Al funzionario, che negava la possibilità , aveva chiesto il perché. Non è costituzionale gli aveva risposto.
Lontana da lui era stata l’idea del possesso, mai aveva detto mia moglie o mia figlia. Sempre le aveva chiamate per nome.
Diceva che la madre è elemento fondamentale per i figli, con i quali ha condiviso in simbiosi lo stesso ambiente nei mesi della creazione. Un essere unico. Un essere ancora insieme nei mesi dell’accudimento, del contatto. Il seno, le mani, il volto della madre come mondo. Che il padre, anche se non un intruso, avrebbe potuto interrompere questo rapporto con un atto di espropriazione, in una appropriazione esclusiva.
Aveva favorito il rapporto madre figlia rinunciando all’egoismo, all’accaparrarsi più affetto possibile a scapito dell’altro. Invitava all’ “uccisione ” del padre :
Uccidimi pure
ma non sacrificarmi
ad alcun altro altare
se non al tuo
Usava dire che la valenza, la prestanza dell’uomo sta nell’unico spermatozoo utile. Riteneva il “Me-too” un movimento di retroguardia, un agire di rimessa, una denuncia facilmente dimenticabile, che ha lasciato le cose come prima.Non modificato , addirittura aumentato il numero degli stupri, degli abusi sessuali e delle violenze private fisiche e psicologiche da parte del partner. Pensava, meglio un movimento di donne che dichiarasse : “faccio da me”, ” mi basto da sola”,” quello che fai tu con me faccio io con te”!
Festeggiava un anniversario. La ragazza sembrava felice, aveva un volto rasserenato, come se avesse finalmente riacquistato autonomia, sicurezza di sé. Contento di ciò che vedeva, aveva voluto partecipare all’avvenimento con un regalo. Aveva cercato di darlo a lei ma si era subito sentito dire :” dallo all’uomo di casa” , indicando il marito. Era rimasto pietrificato e non perché un altro fosse considerato il soggetto predominante, ma perché si riconosceva, da parte di una donna, ancora, dopo anni di femminismo, l’esistenza ed il potere di un maschio alfa!
Perplesso davanti a quello che considerava l’ipetrofia del suo contrario aveva esclamato : “dove ho sbagliato?!”
Per qual colpa Dulcinea
Brami il destino di Ofelia
Per capire, sacrificio,
L’errore di Amleto,
Tu che eri sfuggita
All’altare di Ifigenia?
3-8 agosto 2024
Ciro Gallo