Dopo tanto, riceviamo e pubblichiamo.
Felice
Nella penombra
di un primo pomeriggio di riposo,
io fanciullo,
un’estate,
ascoltavo rapito
le note orgogliose
di una voce incorporea,
nascosta sotto un cuscino,
perché papà potesse fingere di non sentire.
Celebravano la tua vittoria
definitiva.
E sognavo, nel tuo trionfo,
Il mio,
a venire.
Ora, nel rimpianto della tua sconfitta,
definitiva,
ancora d’estate,
questa volta ineluttabile,
vedo la mia,
quando anche l’ultimo anelito
di terrore
svanirà nel nulla.
A Felice Gimondi
Sans Atout