La storia romanzata di Rosa Balistreri e delle sue sorelle, così come me la raccontò un giorno Enzo Consolo, forse appresa da Ignazio Buttita, è quella di tre donne siciliane costrette dalla povertà ad emigrare a Firenze e del loro padre che andò a trovarle per scoprire che non facevano in effetti le operaie. Il pathos della storia vuole che questi, per il dispiacere, si suicidasse.
Esistenza di stenti e di abusi fu quella di Rosa, fin quando non incontrò il pittore Manfredi. Da quel momento la sua vita, anche se segnata, cambiò. Rosa divenne cantante.
Ancora adesso, al pensare alle sue canzoni, la voce di Rosa impressiona. Non note ma lamenti uscivano dalla sua bocca e la disperazione della violenza subita da parte degli uomini e del potere, molto più accanito e vigliacco. La sorpresa e l’impotenza davanti al padrone, per cui lavoravi, che ti aveva violato e che ora, come altro abuso, ti strappava dalle mani scorticate e sanguinanti il mazzetto di asparagi, per buttarlo alla vacche, perché raccolto nel suo bosco senza chiedere permesso!
Non solo questo però era Rosa. La sua voce diventava appassionata, vellutata quando cantava canzoni d’amore. La dolce disperazione desiderosa dell’amante di: “Mi votu e mi rivotu suspirannu, passu l’interi notti senza sonnu…”
Mi è toccato, un sabato mattina di qualche settimana fa, di accompagnare un mio familiare al terminal 2 dell’aeroporto della Malpensa. Davanti alle partenze c’è un parcheggio ed un vigile che si aggira con fiuto canino. Posteggio, pronto a cercare la macchinetta per pagare la sosta. Nessuna nelle vicinanze. Mi accorgo però che , proprio davanti al posto dove ho parcheggiato c’è una insegna con scritto : “Parcheggio di 1 ora”. Metto il disco orario e per essere sicuro guardo nel cruscotto delle altre auto. Tutte hanno il disco orario esposto, nessuna il ticket della sosta. Saluto il mio familiare e dico all’altro congiunto, che lo stava accompagnando alla partenza, che l’avrei aspettato in macchina. Dopo poco però , per necessità ed urgenza, mi allontano e mi reco alla toeletta. Torno dopo appena dieci minuti e trovo una multa! Guardo in giro, anche sulle altre macchine lo stesso conto corrente. Sorpreso, indispettito, vado alla ricerca del vigile. Lo trovo. Gli chiedo spiegazioni e gli faccio notare che la dove ho posteggiato c’è l’insegna “Parcheggio 1 ora”. Mi guarda e con scarsa partecipazione mi dice che ci sono le strisce blu per terra e che quelle sono indicative della sosta a pagamento. Sottolineo ancora che c’è il cartello di parcheggio orario e che altri hanno dato la mia stessa interpretazione. Mi suggerisce di andare a contestare il fatto al comando dei vigili, che naturalmente non è in aeroporto ma a Somma Lombardo. È ovvio che tu venga da Milano e ti metta a cercare la stazione della vigilanza urbana, come se fossi lì per quello! Ribadisco che le insegne sono confondenti e se così (volontariamente) lasciate potrebbero far sospettare un inganno, quasi una truffa. Mi risponde che non dipende da loro e che responsabile è la SEA! Mi vien da pensare che qualcuno nel varesotto voglia rifarsi così dei gioielli di Belsito. Quelli che sarebbero stati restituiti!
Ora per tornare a Rosa Balistreri, ella non cantava solo canzoni disperate ed appassionate ma anche di protesta e canzonatorie del potere, dello stato, delle autorità che dovrebbero proteggerti, rispettarti, fare i tuoi legittimi interessi e non vessarti o imbrogliarti.
Rosa cantava nei suoi concerti con sarcasmo e riso sprezzante : ” Guvernu italianu ti ringraziu ca p’ pisciari fora nun si paga daziu ma p’ si fari na ca, ca, ca, caaaa cata ci voli la carta bullata”.
Ecco a me è costata 41 euro più la tassa postale. Un privilegio in un periodo di crisi economica.
Governo italiano ti ringrazio!
Ciro Gallo