Archivi: Gennaio 2013

Propaganda elettorale: Balotelli al milan!

30 Gennaio 2013

Quell’anno ero in vacanza in una piccola isola delle Egadi. Di giornali ne  arrivavano pochi  e subito si esaurivano. Quell’anno l’Inter stava comprando Nesta, la trattativa era ben avviata. Vincendo la spocchia dell’ “intellettuale” che scarta a priori i giornali sportivi, speravo , in quei giorni, di trovare una copia della gazzetta. Una di quelle mattine sono arrivato in ritardo al bar dell’hotel dove vendevano i giornali.  Seduto però ad un tavolo un signore, senz’altro interista, agitava con entusiasmo il giornale, con il suo grande titolo a caratteri neri sul foglio rosa : “Nesta all’Inter”. Poi qualcosa di poco, anzi di tanto trasparente è accaduto. Si sono mossi i due “direttori di orchestra ” del calcio di allora e Nesta è finito al Milan. A noi era toccato Cannavaro. Niente di che mi dicevo. Noi abbiamo bisogno di gente combattiva, grintosa in difesa, e Cannavaro lo è. E’ stato molto meglio mi ripetevo. E cosi’ a mio parere è andata per il primo anno. La maglietta  di Cannavaro la regalavo ad ogni piccolo fan dell’inter, come per spingerlo ad emularne la determinazione. Poi le cose cambiarono, Cannavaro  cominciò a non giocare bene, a zoppicare, a farsi scappare facilmente l’avversario, a lasciare buchi da goals. Qualcuno cominciò a fischiarlo, ed io a difenderlo, dicendo che era infortunato, che non si poteva pretendere di più da uno che giocava in condizioni fisiche menomate. Ma io sono un ingenuo, e ne ho avuto conferma quando Fabio Cannavaro, dopo lunghi viaggi in macchina con il “famoso direttore d’orchestra”, è passato alla Juventus!

La prima volta che Mancini ha fatto esordire Mario, siamo rimasti impressionati dalla prestanza, dalla capacità di gioco, dalla naturalezza di puntare la porta ed andare in goal, dalla “sfrontatezza” nel calciare i rigori. Per noi non è mai stato Balotelli, solo Mario. Lo abbiamo coccolato, giustificato, difeso. Abbiamo avuto solo qualche perplessità davanti al gesto offensivo  di togliersi la maglia e buttarla a terra, nella partita contro il Barcellona. Ma lo avevamo subito perdonato : “Aveva perso la testa”. Poi è andato  al  City.  Ci era un pò dispiaciuto,  avevamo però pensato che fosse meglio per lui andare a giocare nel campionato inglese e da un allenatore che lo aveva valorizzato e fortemente voluto. L’avremmo comunque guardato in televisione. Lo abbiamo seguito in ogni incontro del Manchester City. Ad ogni azione ad ogni suo goal esultavamo, chiamandolo ancora Mario, come fosse sempre dell’Inter. Giustificavamo qualsiasi sua esuberanza, qualsiasi “schiribizzo” dicendo : ” è giovane, è naturale”. Poi sempre più frequenti  i “capricci”, i comportamenti non irreprensibili in campo, quelli fuori non li giudicavamo perchè inerenti alla sfera del privato,  l’indolenza, le provocazioni, i falli, i litigi con i compagni. Restavamo confusi, interdetti, non sapevamo come spiegarli. Ci dispiaceva tanto per Mancini, che su lui aveva puntato e che per colpa sua  è arrivato a rischiare l’esonoro.  Ancora ingenui!  Ora  abbiamo capito.  Sarebbe bastato far conto prima  di chi è il suo “direttore d’orchestra”. Abbiamo capito bene: ” Balotelli al Milan  come Cannavaro alla Juventus!”.  Ma non era  una mela marcia?!?. Ah si’,  ma in una campagna elettorale  si può affermare e  rimangiarsi di tutto.  Il padrone del Milan ci ha abituato,  dice e smentisce quello che ha detto un attimo prima.  Cosa vuoi che sia una smentita nella propaganda elettorale!  La mela marcia serve come mossa elettoralistica.

A Balotelli, oltre l’ingaggio, sarà anche garantito, per farlo sentire a suo agio, il primo invito ad Arcore, quando inizieranno di nuovo,  le “farse” i “burlesques”, le “feste” in villa.  Dopo le elezioni però!

Che gli Italiani, milanisti e non, gliele rendano amare al cavalier magliaro nazionale!

Ciro Gallo

Baby boomers

21 Gennaio 2013

Di sentir citare la generazione dei baby boomers non ne posso più.

Con la scusa che siamo nati in tanti in quegli anni ’50 ci attribuiscono tutte le magagne attuali: abbiamo mangiato tutti i soldi pubblici, abbiamo creato ed occupato troppi posti di lavoro che ora sono improvvisamente inutili, abbiamo fatto tutto e troppo, ed ora… ci presentano l’invecchiamento attivo coatto. Cioè far finta di essere sempre quegli iperattivi iperentusiasti giovanottoni o giovanottone di un tempo, per continuare a lavorare sino a che morte non ci colga. Si’ perché noi non possiamo permetterci di invecchiare, costiamo troppo, è colpa nostra sel’Europa, ed in particolare l’Italia, si trova in questa situazione economicamente disperata, ed ora dobbiamo pagare.

E’ colpa nostra perché stiamo troppo bene e vivremo troppo a lungo (non tutti , si intende: l’allungamento dell’età media calcolata anno dopo anno per posticipare di 3 mesi in 3 mesi l’età pensionabile, è appunto una media: ci sarà chi non avrà nulla del “pollo” e chi lo mangerà per intero).
E così dovunque io vada, servizi pubblici, ambulatori, ospedali, uffici, mi imbatto in anziani e soprattutto anziane (baby boomers, appunto), che recitano la parte di chi sta bene ed è efficiente, attivo, tonico, sempre al lavoro, e mi ci riconosco.

Vedo donne ultra- sessantenni costrette a recitare la parte della donna ancor giovane e piacente, con trucchi improbabili che vorrebbero nascondere gli inevitabili segni del declino fisico, con note esagerate di colore tra gli accessori o l’abbigliamento, per mascherarsi, o forse anche per cercare di sentirsi meno male, per auto convincersi di essere sempre le stesse, mai anziane, mai a riposo nella dimensione della sfera del privato. E’ uno spettacolo triste, molto triste, perché l’andatura, la postura, i movimenti al computer, i riflessi e la memoria tradiscono la verità.

Così questo non è un paese per giovani… ma neppure per anziani.

Nina

Il pulpito e le mele

10 Gennaio 2013

La chiesa del Sacro cuore del paese , sita su una piccola altura dominava quasi tutte le case. Luminosa con tutte le sue vetrate che disegnavano mosaici di colori. Il Cuore di Gesù, Cristo pantocratore , in fondo, sopra l’altare, ci accoglieva tra le sue braccia sin dall’ingresso. Una pace riconoscente, una carezza fisica.

Nei giorni d’estate, scalmanati, entravamo in chiesa dall’oratorio a cercar refrigerio. Fresche erano tutte le sue navate. Appena alzati gli occhi all’altare smettevamo però la  nostra corsa, in un silenzio rispettoso. Non che temessimo punizioni ma per venerazione.

C’era sul lato destro della navata laterale, prossimo all’altare, un unico luogo scuro, un angolo in cui era situato il pulpito, quasi nero di colore,  che abbracciava però completamente tutta la navata principale.

Seduto, a volte solo, nelle mattine di festa o nei pomeriggi d’estate, mi lasciavo intimorire ed estasiare da quella struttura di legno, che aveva nella sua copertura, in alto, scolpita la colomba dello Spirito Santo. Pensavo, come tutti i ragazzi dell’oratorio. Pensieri fugaci, per fortuna nostra e  della chiesa.

Su quel pulpito, attraverso la scaletta a chiocciola, salivano i predicatori, che venivano dalle missioni, a parlarci della parola di Dio ai fratelli neri. Là i padri salesiani, ogni anno, per la settimana santa, ci leggevano il vangelo e romanzavano con afflato retorico  la vita e la passione di Cristo. Sinceri la gran parte. Alcuni però, scesi dal pulpito, dopo averci costantemente impaurito, quasi ricattato con l’idea della morte imminente e con i loro inviti al sacrificio,  perchè Dio lo voleva, smessa la tonaca , salivano in canonica a gozzovigliare, anche di Venerdi’ Santo!

A fianco del pulpito , un poco defilata, c’era la modesta statua di S. Biagio, con le tre dita della mano destra spiegate a benedire. Quasi sempre trascurata, tranne il 3 di febbraio, giorno della sua festa e della benedizione delle mele, che sarebbero diventate taumaturgiche. Ceste di mele di ogni specie facevano bella mostra ai piedi della statua. Là le depositavano i contadini e, prima di farle benedire, le esaminavano una ad una. Stavano molto attenti a vedere se per caso qualcuna di esse non fosse “maliziata”, che non avesse un che di marcio. Trovatala  non la buttavano via, enucleavano il pezzo “non presentabile,” e la riponevano nella cesta, per la benedizione.  Avrebbe avuto lo stesso potere di quelle “perfette”.

Strane le associazioni di idee. Oggi che ripensavo a tutto questo,  mi è venuta in mente la valutazione di Silvio Berlusconi di Balotelli, come una mela marcia.  Si’, è vero Mario ha  gli schiribizzi,  comuni a tutti i giovani,  ha,  pare,  intrattenuto rapporti con una frequentatrice di Arcore. Una tra le tante accolte, per il piacere, nella villa del cavaliere, che neppure il più esperto dei contadini potrebbe rendere presentabile a S. Biagio.

Da che pulpito!

Ciro Gallo