L’etimo degli avvenimenti e soprattutto delle parole è indispensabile per capire la realtà, quella universale e quella minima degli uomini comuni,
Due lingue costituiscono la possibilità del nostro discorso, quella materna che apprendi immediatamente, che respiri dalla nascita e quella che impari a scuola, che ti permette di parlare con tutti, non sempre però di capire, men che meno ti consente un comunicar profondo. Quello lo puoi fare, in tutte le sue sfumature , solo con la lingua madre : il dialetto.
Ci sono parole di esso che non trovano il loro posto nella lingua generale. Il loro significato non può essere reso con un altro vocabolo, con una traduzione. Perdono la corposità del particolare, dello sfumato, del non detto, che fondamentali sono al nostro comunicare. Una di queste è Sciarrera, parola usata prevalentemente in Sicilia . Di etimo arabo deriva da sciarra, sarrah “ostilità”. Viene tradotta con rissa clamorosa e violenta. Il verbo di derivazione è sciarrare, da cui il sostantivo sciarrera, mettere in rotta, sbaragliare. Ma questa traduzione gli da una valenza aulica, guerresca. Niente a che fare con quello che noi bambini intendevamo per sciarriari e quando dicevamo di qualcuno:”è sciarreri o è sciarrera”. Anche la traduzione più vicina di litigare, attaccar briga lascia qualcosa di scoperto , di inespresso.
Per noi sciarreri o sciarrera era chi, in maniera volontaria e con una certa dose di irrazionalità incontrollata, creava confusione, rimescolamenti e approfittava di essi per far saltare i termini di un lineare ragionamento, la coerenza delle regole di un gioco sempre servendosi di un linguaggio prepotente, che stava appena al di sotto dell’insulto ma che lo sfiorava , lo faceva intravvedere.
Ecco questo fa Giorgia . Cedendo alla sua vera natura si dimostra per quello che è una vera fascista sciarrera.
1 giugno 2024
Ciro Gallo