Biciclette

11 Gennaio 2022

Se la poesia possa assumere o prendere in prestito i caratteri descrittivi della prosa e restar sempre poesia.

Stupido

era il sorriso

di Enzo con in mano

quel secchio di acqua

addosso ai ciclisti

inattesa li aveva

solo fatti cadere

pronti ripresero

l’inseguimento ad un

professionismo che mai

avrebbero raggiunto

lasciando dietro

la strada bagnata.

A piedi tornava Basile

sudato con i calzoni e la

camicia della domenica

ed i capelli impomatati

da barbiere

si era buttato ad inseguirli

per tutto il rettilineo

con la sua bicicletta nuova

col manubrio dritto,

ogni giorno la usava

per andare a lavorare,

aveva forato.

Pippo pedalava

al mattino insieme

agli studenti che

andavano a scuola

non aveva libri

portava sempre

fissata al piccolo portabagagli

la gazzetta del giorno prima

serviva al suo principale

come carta per

tagliare i modelli.

Celeste e da donna

era la bicicletta di mio padre

la ricordo appoggiata alla porta

in una fotografia con mia madre.

Contava don Ninai Mancuso

a noi intorno di

Charly Gaul e  di

Louison Bobet

in un ciclismo in bianco e nero

e della morte di Simpson.

Uscivamo, nei pomeriggi

di luglio, stanchi e sudati

come per aver corso

anche noi le tappe del Tour,

dalla sede polverosa

della democrazia cristiana

che tante sedie aveva

ed un piccolo televisore

sotto uno scudo crociato

appeso alla parete.

Saretto non veniva

a vedere lo sport,

soltanto il sabato sera

a guardare, con gli

occhi fissi, la

bocca aperta nella

sua faccia con i brufoli,

le sorelle Kessler.

Correva poi subito a casa

con la sua bicicletta

le avrebbe a letto

immaginate toccandosi.

29 dicembre 2021

Ciro Gallo