Nto tumpan de la scana,
cu l’ spaeddi o pajes,
e cu la vista a la ciausa
d’ cuddura,
quan u vent scjuscjaeva,
carusgj tuc¨ ‘nfila
cu la minchia d’ fuora,
la cuppedda ‘ngushiera
cam ‘na busgjia d’ vaecca,
a chi la mannaeva chiù dduntean
juievmu.
3 ottobre 1995
Traduzione
Sul cocuzzolo in piedi
con le spalle al paese
con la vista
al prato di sotto
quando il vento soffiava
ragazzini, tutti in fila
con la zip abbassata
e il prepuzio rigonfio
come una vescica di vacca
a chi la mandava più lontano
giocavamo.
La “lingua” in cui è stata scritta questa poesia è di origine gallo-italica, parlata, con qualche diversità, nella Val Dèmone , soprattutto in S. Fratello, cittadina delle mie origini, dove ho trascorso parte della mia infanzia e dove sono nati, cresciuti, maturati e rimasti presenti i miei ricordi affettivi.
I luoghi citati ( la scana , la ciausa d’ cuddura) che non è possibile tradurre sono stati luoghi da me calpestati nella mia vita sanfratellana.
Ciro Gallo