Sant’Agata :stazione
Capita ad un anziano che assume diuretici, così come capiterebbe a tutti, di dover far pipì. Lo cerchi, non c’é un’insegna, vai al bar, c’era, ora non più. Chiuso per mancanza di avventori. Ricerchi, non lo vedi. Scorgi un ferroviere, unico forse, superstite di quello che era stato un importante snodo ferroviario. Chiedi. Con rassegnazione ti risponde :”tutto hanno smantellato, per risparmiare hanno chiuso perfino il cesso!”
In treno
Entri in una carrozza, cerchi un posto, quasi tutti occupati. Ogni viaggiatore ne occupa altri tre. Uno perché ci é seduto, due per borsetta o cappello e bagaglio, il quarto perché ci ha accomodato i piedi.
Mi dirigo deciso, mi fermo, mi respinge qualcosa : le unghie finte, rosse , i pants cortissimi sulle cosce, un cappello su un viso aquilino. Questo cliché lo conosco, é venuto in voga con Berlusconi. Gli zatteroni comodamente sul sedile, armeggia, cioè gioca, col suo I-pad. Mi ritiro, cerco un altro posto.
Mi seggo, guardo alla mia destra. Uno scamiciato rosa pallido. Modesto per il caldo che c’é, si intravvede solo l’insenatura del petto. Strano, legge un libro. Forse dieci righe, smette. Interloquisce con la compagna di fronte che mimetizza il naso con gli occhiali da sole. Anch’ella pulita, ascolta. Quell’altra si mangiucchia le unghie e parla con un accento romano. Mi delizia, involontario curioso ascoltatore, di storie di donne e uomini “normali” ma stile “Chi” e “Novella 2000″
Mi ricordo del mio bisogno, evidentemente non era così impellente. Guardo, cerco, spio: nessuna indicazione. Vado in una direzione , naturalmente quella sbagliata. Torno, lo trovo. Apro la porta, faccio istintivamente un passo indietro. Indugio, vorrei rinunciare, ora non posso però. Vinco l’avversione. Provo a serrare la porta, non chiude, mi metto in laterale, punto la spalla ed il piede per tenerla salda, perché qualcuno non entri. E qua comincia l’impresa : ” avete provato ad operare con una sola mano, mentre tutto balla dal basso in alto, da destra a sinistra e viceversa?”
Non é, per un anziano, solo la prostata a crear problemi, quando si va ad urinare in un luogo pubblico. Di regola devi attendere che il mitto pigli l’abbrivio e forzi l’ostacolo. Un tempo che ti sembra interminabile. Ci sei comunque abituato, hai elaborato una tua tecnica. Quello che però ti fa sobbalzare e ti blocca é il bussare imperioso, lo spingere ed armeggiare con la manopola della porta da parte di qualcuno che, o perché ha trattenuto fino all’ultimo, o perché così abituato, pretende di fare subito e senza indugio quello che hai diritto di fare anche tu che hai aspettato tanto. Figurati si bloccherebbe persino un bambino. Esci e ne cerchi un altro. Fanno tutti allo stesso modo schifo : sporchi e con sempre qualcosa che manca. Uno é senz’acqua, gli altri o senza sapone o carta per asciugarsi.
Stazione Centrale.
Palermo, assolata. Piazza Giulio Cesare : hanno riaperto il bar Lincoln. Incuranti del caldo Vittorio Emanuele II ed il suo cavallo guardano , ormai assuefatti, l’asfalto polveroso ed unto di cherosene. L’autobus mi parte sotto il naso . Attendo. Scanso i tassisti collettivi. Una ragazza mi chiede : ” Prestia e commandè , aeroporto?” Compro il biglietto.
Accanto, sotto due metri quadrati di ombra, spalla a spalla parla al telefono con accento messinese. Quella di prima. Sta ritta in equilibrio precario sui suoi zoccoloni. Da indicazioni a qualcuno che non capisce. Dai commenti che fa alle risposte di quell’altro penso: ” starà parlando con un idiota”. Disarmata chiede a noi come far capire all’amico dove deve venire. Dopo un poco appare un armadio, con bicipiti grossi come le gambe di un uomo comune, gonfio da chili di anabolizzanti. Ecco spiegato l’arcano: ” tutto muscoli”.
La ho rincontrata davanti al mio gate, mi dice; “ci si rivede”. Ho temuto fosse sul mio stesso volo!
Aeroporto.
Controllo
Era in fila dietro di me, per caso mi sono voltato, aveva una alitosi da debellare col suo fiato un intero nido di calabroni. Ho girato subitamente il capo, inutilmente, si é messo beatamente a fischiettare. Non me ne sono liberato fino al metal detector. Mai controllo fu così efficace.
Bagni
Senza ritegno ansimava e guaiva, chiuso in uno di quei camerini costantemente frequentati. Credevamo fosse uno di quegli incontri occasionali e fugaci, sempre descritti e mai avvenuti, poi dall’olezzo e dal sospiro soddisfatto finale, abbiamo capito cosa avesse appena fatto.
In fila
Capita, in treno, in metropolitana, in autobus, ovunque, di gente che, presa dal proprio ruolo, parla , detta, pontifica al telefonino, come se da lei dipendessero lo sorti dell’ universo e tutti dovessero sentire quanto importante essa sia per l’umanità intera. Non una sola, che potrebbe passare inosservata, ma tante, numerose persone, tutte salvatrici, ognuna di un suo mondo, però con gli stessi spettatori/abitanti.
Anche qui in fila due, parlano apparentemente tra loro, in effetti ognuno al proprio I-pad. Non si guardano nemmeno, attenti però all’uditorio circostante. Si avvicinano al banco dei controlli ed entrambi, all’unisono, insieme, presentano non un banale biglietto o la copia del check-in on line, no, piazzano invece sotto il naso della hostess, con l’aria di chi cavalca la modernità, il loro I-pad . Passano soddisfatti, hanno per oggi avuto il loro orgasmo tecnologico.
In aereo
Metto il mio bagaglio nella cappelliera, cerco di inserire, sopra la mia valigia, la borsa di pezza con dentro la guantiera di cartone. con le frugette . Non ci sta. La sistemo accanto, occupa troppo spazio. La metto in piedi appoggiata, é perfetta.
Di fianco una voce con accento a me ormai familiare. Guardo l’uomo, ha in mano una scatola di dolci , gli dico:” la metta accanto alla mia, così componiamo la giusta grandezza di un bagaglio”. Mi fa un cenno d’intesa. Inserisce la sua scatola, protegge i suoi dolci ma comprime con forza il mio vassoio sbriciolandomi tutte le ciambelle.
Bel pirla di milanese!
20 luglio 2017
Ciro Gallo