Lettera a C. P. C.

30 Aprile 2015

Qui di seguito sono due lettere scritte in tempi diversi, ma che hanno un soggetto comune. Sono indirizzate a due donne che hanno avuto importanza  nell’interpretazione delle opere  e soprattutto nella fama di Vincenzo Consolo.

Credo che vadano pubblicate insieme, soprattutto ora che é uscito un compendio degli scritti principali dello scrittore  .

Ho letto del meridiano le 130 pagine introduttive di Segre e Turchetta. Quest’ultimo soprattutto vede un Enzo che é solo in piccola parte il mio. Un Consolo per addetti ai lavori. Quanto sarebbe stato meglio cercar di penetrare la natura profonda di Vincenzo! La sua immensa bontà, la sua capacità/desiderio di dare affetto , ma anche le sue chiusure egoistiche. A volte il suo essere riconoscente ma non amare, il suo “familismo psichico” escludente, la sua infinita dolcezza.

Può uno scrittore geniale ed innovativo, soprattutto nel suo lirismo( è questo un mio pensare, altri si concentrino pure sulla scrittura), non essere contraddittorio?

Scrittore per critici e scrittori hanno descritto. E tu? Per te solo due citazioni fugaci, quasi impalpabili. Tu invece artefice della sua notorietà.

Mi accingo, inizio dall’ultimo, a rileggere “Lo spasimo di Palermo”, lo devo ad Enzo. Non mi era piaciuta la seconda parte, e lui lo sapeva. Era rimasto quasi offeso.

Studieró con maggior attenzione tutto ciò che ho di suo, forse capirò anch’io il Consolo dei critici. Spero di no, io amo un altro Enzo.

Ciro Gallo

Affascinazione ed irritazione

30 Aprile 2015

Cara Giuliana, ho ricevuto la scorsa settimana i libri.  Avrei aspettato ancora qualche tempo per scriverti, almeno dopo la prima lettura, per  darti le mie impressioni. Educazione mi impone però di scriverti, quasi subito, per ringraziarti. Ho appena  iniziato a leggere “La parola scritta e pronunciata”. Le impressioni che ti riporto sono quelle del primo accostarsi, suscettibili magari di cambiamenti col prosieguo della lettura. Due, contraddittorie : affascinazione ed irritazione.

Affascinazione per lo scendere a livello molecolare di una opera e spiegare così la biochimica delle situazioni, degli eventi, del vivere metabiologico. Di converso irritazione o, forse meglio, disturbo per il sovvertimento di un costituito, vissuto attraverso la personale visione di una opera .

Mi sono chiesto : ” leggere le parole come singole , rese solide come sampietrini ma in un atto di scomposizione  a che cosa serve?  Esse insieme sono qualcosa : la strada. Non questa però esiste , solo la sua funzione : il cammino “. Ecco questo é quello che nella lettura ( di Enzo e dei classici) io intraprendo : un cammino. Perché chi scrive, scrive un sentimento, ed il mio accostarsi  é uno scavare, una penetrazione del pensiero col pensiero. Questo dà meno rilievo, fa scomparire la pur importante struttura.  Compito di studiarla, sviscerarla  é degli architetti/filologi. Il rischio  é, a mio parere, che si crei una sovrastruttura che sommerga il sentire di chi ha scritto, impedendo quello di chi legge.

Sono però certo che queste mie contraddizioni siano frutto del mio primo contatto con un libro di filologia. Col prosieguo  é verosimile che l’affascinazione cancellerà ogni disagio.

Un abbraccio .

Ciro Gallo