Un papà di Arezzo è stato condannato ad un mese di carcere, per uno schiaffo al figlio di sei anni. Collateralmente, ma forse no, è stato anche condannato a pagare un risarcimento alla madre del bambino, da cui nel frattempo si era separato legalmente.
Leggo la notizia e leggo i commenti dei lettori, che, prevedibilmente, si schierano in due opposte fazioni: chi sostiene con forza la valenza educativa degli “scapaccioni” e chi nega ogni valore positivo alle pene corporali, ritenendole anzi addirittura controproducenti.
Non mi schiero né con gli uni né con gli altri. Penso: “ma i panni sporchi non si lavavano in famiglia?” No, se la famiglia non c’è. Anzi i figli diventano armi improprie per fare del male all’ex coniuge o procurarsi una gratificazione economica personale. Ben inteso: non mi riferisco in concreto al caso citato, di cui non so nulla e che non posso giudicare. È solo l’amara constatazione che la famiglia, primo nucleo di vita sociale, sta perdendo sempre più di significato, a favore di un individualismo sempre più spiccato, quasi estremo.
E ciò non si rispecchia anche nel sociale? Lascio la risposta a chi ha gli occhi per vedere e le orecchie per sentire.
P.S. Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Attendo con fiducia che tutti coloro che hanno dato uno schiaffo a un figlio ( magistrati compresi ) si costituiscano al più presto, in nome dell’uguaglianza di fronte alla legge. Siamo uomini o caporali?
Sans Atout.