Quattrocento lire per un sapore di bruciato che sa a malappena di caffè sono un furto, aveva pensato guardando con disprezzo il distributore automatico. Sarebbe stato meglio un caffè espresso, ma a quell’ora dove trovare un bar aperto.
Si strinse nel suo cappotto e si avviò verso la fermata. Ogni volta alla fine del turno doveva correre per non perdere l’ultima corriera. I piedi le facevano male. Ogni sera le scarpe le diventavano strette. Otto ore in piedi sono tante. Si sentì il tallone umido. Si fermoò. Si tolse la scarpa. Sanguinava. La piaga le bruciava in maniera fastidiosa. Maledisse la sua condizione di operaia e di donna. “A quarant’anni se non ti metti un po’ provocante nessuno ti considera.”
Si diede uno sguardo e le venne da ridere. Come era ridicola, con i tacchi alti, la gonna attillata e la camicetta che le soffocava il seno. L’unica sensazione piacevole era il fruscio dei capezzoli sulla stoffa. Inspirò quanta piu’ aria possible, quasi a voler far scoppiare tutti i bottoni e le giunture e finalmente rendere libertà alla sua cellulite e dilatare tutti i pori del corpo. “Maschio imbecille” espirò con rabbia.
Era riuscita a perdere l’autobus. Non si decideva a prendere un taxi, non poteva permetterselo. “Trenta chilometri sono un sacco di soldi”. Restava immobile sotto la pensilina.
Lo sportello di un’auto si apri ed una voce con fare gentile le chiese : “vuole che l’accompagni?” Irritata stava rispondendo di andare a farsi fottere, poi si accorse di aver già visto quel ragazzo, un paio di volte, in paese. Ringrazio con un sorriso e salì.
La macchina ripartì. Entrambi stavano in silenzio. Egli di tanto in tanto la guardava furtivamente. I suoi sguardi parlavano ai capelli neri di lei, al suo viso, alle sue rughe incipienti sotto gli occhi e parevano farle scomparire. Si sentì intenerire da quegli occhi che la spiavano senza concupiscenza, senza desiderio di possesso. Il bagliore di una macchina, che veniva in senso opposto, li illuminò. Istintivamente, come scoperta, serrò le gambe ed aggiustandosi il cappotto si appoggiò alla spalliera. Egli finse di concentrarsi sulla guida.
All’ingresso del paese le chiese dove dovesse lasciarla. Gli rispose che li’ sarebbe andato bene. Accostò la macchina e spense il motore. Ella gli si avvicinò con dolcezza, gli sciolse la lampo e lo accarezzò. Delicatamente.
Milano primi anni ottanta.
Ciro Gallo