Cara Paola, caro Antonio, sono sicuro che mi consentirete di indirizzarvi queste mie riflessioni e che mi aiuterete a trarne giovamento. Spero sia reciproco.
Nonostante siamo alla fine di questo “carnevale” elettorale, ci tocca ancora sentire migliaia di coriandoli di parole. Vuote, aria in libertà, senza ritegno della verità. Si è perso il senso del significato, il valore della parola. La parola è di onore, è data, è un impegno. Dietro la parola, nel suo essere, c’è una origine, una storia di secoli. La parola è la costituzione del nostro vivere sociale. Serve a comunicare, ad instaurare rapporti, a costruire la società, l’onestà di essa, il suo funzionamento , su una base paritetica di fiducia. La parola però può essere violentata da chi la usa, deturpata nel suo significato, deprivata di esso. Può essere usata per dire e non dire, per dire nascondendo un fare o per dire un non fare.
Noi tutti usiamo la parola spontaneamente, quasi inavvertitamente. Ognuno di noi usa più spesso una o più parole a cui è più legato. Esse diventano costitutive del nostro essere. Parole ad iosa si usano. Alcune sono meno fortunate, altre di più. Ci sono parole che sono costantemente presenti in alcuni ambienti e talune situazioni. In quello politico per esempio e soprattutto in campagna elettorale. La parola più carezzevole, più efficace, più ammaliante, ma stranamente meno impegnativa, è Promessa.
Promesse si librano nel cielo come palloncini colorati. Svolazzano libere da legami e senza impegni. Volano verso l’alto, verso il caldo, là dove sono destinate a sgonfiarsi. Non tutte però, dipende dal tipo e soprattutto da chi le ha fabbricate.
Ci sono promesse che sono come i miti, fatte passare per vere, a dispetto di una sostanziale evidenza di non realizzabilità. Non serve specificare chi è il magico incantatore, il magnifico magliaro che propina miti, restituzioni, condoni, ben godi, tombole, posti di lavoro e capitomboli. Di essi ha lastricato tutta l’Italia in questi venti anni.
I miti e le favole in cui sono contenuti sono per i bambini. Egli da “padre” bugiardo pensa ancora che siamo sempre nell’età infantile. Continua ancora a credere che, per noi italiani, non sia giunta e non sarà mai raggiunta l’età adulta.
Ci sono poi promesse che contengono una presunta verità, quelle cioè che sono ritenute vere, per le quali però le evidenze non confermano o non contraddicono la loro verità. Queste sono quelle che vengono soprattutto da Grillo. Quante però di quelle promesse, apparentemente veritiere, potranno essere realizzate? Quante invece prenderanno la via diretta verso il mito?
Ci sono infine promesse legate ai fatti, quelle cioè che sono supportate da sufficienti evidenze, tali da considerarle empiricamente provate ed adatte agli scopi pratici che si sono prefisse. Poche di queste ne abbiamo trovate. Ma basterebbero queste poche realizzate a cambiare il nostro vivere, a definire in positivo il destino nostro e dei nostri figli e l’avvenire del nostro paese.
Il lavoro, la giustizia sociale, le eguali opportunità, il rispetto della dignità personale. Sono le promesse che solo una forza politica, con sobrietà, vera e non aristocratica, e speriamo con sincerità e senza annacquamenti, ha saputo fare. Parlo del Centro Sinistra nella sua globalità.
Un abbraccio.
Ciro Gallo