Pangloss, la ministra

10 Aprile 2012

Un’ambulanza  a sirene spiegate,  al pronto soccorso di un grande ed accreditato ospedale. Trasporta una ministra, colta da violente coliche addominali; diagnosi addome acuto. Urge intervento chirurgico per sospetta appendicite acuta. Di notte. Entra in camera operatoria dove l’attende il team di guardia. L’anestesista pronta per il terzo intervento della nottata, a fatica cerca di non sbadigliare. Nonostante l’ennesimo caffè per tenersi sveglia, le è sempre più difficile scattare in piedi e raccogliere lucidità mentale e forze fisiche per iniziare l’intervento delle 3 di notte. Non c’è nulla da fare, da quando ha compiuto i 63 anni niente può aiutarla a diventare lucida, scattante, pronta ad ogni emergenza come un anestesista deve essere, e come è stata per i 40 lunghi anni di lavoro in camera operatoria. Non la caffeina, non il richiamo all’etica professionale, neppure il timore di sequele medico-legali in caso di errore. La stanchezza e la sonnolenza,  che appannano la mente a questa età ed a queste ore della notte, non conoscono ragioni. Per la terza volta riprende in mano la siringa del tiopentone per accertarsi di aver calcolato bene la dose.. non è più sicura… non ricorda se la diluizione è quella giusta.. un errore minimo , uno zero in più o in meno potrebbero essere fatali alla ministra, che coi numeri si sa ha sbagliato lei stessa… 50.000 esodati.. ora si parla di 300.000… provate voi a fare tutti i calcoli giusti ha detto… Sì, provate voi si ripete l’anestesista alle 3 di notte.. a 63 anni! Butta via il flacone e rifà un’altra diluizione, l’insicurezza si fa sentire quanto più si è stanchi ed usurati, tanto più che se sbaglia, lei, l’anestesista, paga di persona e finisce in tribunale,  lei…Tutti attendono impazienti, tempo perso, attesa, una leggera tachicardia sul monitor della paziente registra il suo sentore di qualche problemino nell’aria. Infine si può procedere alla incisione della cute, l’anestesia è iniziata. La ferrista, apre il pacchetto degli strumenti per porgerli alla mano tremula del chirurgo (65enne) che, incisa la cute, urla furibondo! Cosa mi ha dato signorina! ( la ferrista ha 64 anni ed è 2 volte nonna, ma la ferrista per il chirurgo è sempre signorina nei momenti cruciali) “ le ho chiesto un divaricatore non una pinza da tonsille”. Errore,  svista, distrazione, il set è quello per intervento di otorino e non per chirurgia addominale…! La ferrista retrocede confusa, si è sbagliata. La routine pluriennale talvolta fa brutti scherzi, soprattutto quando non si è più che svegli e lucidi, quando la schiena duole perchè è dalle 20 che ella è in piedi  sulla pedana e porge i ferri per gli interventi chirurgici, che si sono susseguiti dall’inizio del turno. Così l’intervento si protrae per più del dovuto, ma alla fine tutto va bene,  la ministra si sveglia. Ancora ipotonica e assonnata viene trasportata di peso dal tavolo operatorio sul lettino; ma nel trasbordo la presa sfugge ad un’infermiere,  per una fitta improvvisa alla schiena,  bloccata da una artrosi lombosacrale di lunga data (a 64 anni è molto frequente). Fortunatamente interviene il giovane del gruppo di infermieri ( 41 enne, appena stabilizzato dopo 5 contratti atipici) che impedisce una caduta rovinosa alla paziente, che apre gli occhi con un sorriso compiaciuto: pensa con adamantina sicurezza a quanto sia efficiente e moderno ora il Paese dopo le sue riforme!

Nina